SISTEMI FOTOVOLTAICI:
DIMENSIONAMENTO ED APPLICAZIONI
Prof.
NOVIELLO Gaspare
docente di Fisica presso l’I.T.I.S. “Modesto PANETTI” - BARI
BARI,
20/11/2003
INDICE
DEGLI ARGOMENTI
1 Cenni storici e peculiarità del generatore
fotovoltaico
2 Principio di funzionamento del generatore fotovoltaico
4 Posizionamento di un generatore fotovoltaico
5 Nozioni fondamentali di elettrotecnica
5.1 Generatori elettrici ideali
5.2 Generatori elettrici reali
5.3 Risoluzione di circuiti con metodi grafici
6 Caratteristiche I-V del generatore fotovoltaico
7 Prestazioni del generatore in funzione dei dati meteorologici
8 Sistemi fotovoltaici in corrente continua
9 Sistemi fotovoltaici in corrente alternata
9.1 Sistemi funzionanti in isola
9.2 Sistemi collegati alla rete elettrica
pubblica
10.2 Alimentazione di un impianto residenziale
11 Analisi
di costo per impianti fotovoltaici
12 Siti
internet per prodotti fotovoltaici
Un generatore
fotovoltaico è un dispositivo in grado di convertire direttamente la luce in
energia elettrica.
Il primo oggetto
costruito dall’uomo in grado di funzionare grazie al fotovoltaico è stato il
satellite Vanguard, lanciato nel 1958 dalla base di Cape Canaveral.
Tale applicazione
spaziale del fotovoltaico è stata concepita perché
un generatore
fotovoltaico ha il massimo rapporto fra energia prodotta e massa.
Naturalmente per una
applicazione spaziale la riduzione della massa ha una importanza cruciale,
tanto da giustificare il maggior costo della sorgente di energia.
Per fissare le idee, si
tenga conto che un modulo fotovoltaico commerciale della potenza nominale di
100W ha una massa di circa 9.5kg , e se installato sulla terra in un sito a
clima mediterraneo è in grado di erogare una energia elettrica 110÷150 kWh in un anno; quindi nelle condizioni
peggiori il rapporto (energia/massa) = 11.6 kWh/kg.
Per contro una batteria
per automobile da 12V 100Ah ha una massa di circa 10kg; per tale batteria il
rapporto in questione è uguale 0.12 kWh/kg, quindi è 100 volte minore del
fotovoltaico.
Nel caso poi di un
modulo fotovoltaico utilizzato nello spazio, la stima di energia prodotta è
ancora più vantaggiosa, per la assenza di nuvole.
Negli anni successivi i
generatori fotovoltaici sono stati impiegati in usi terrestri per provvedere
alla alimentazione di utenze difficilmente raggiungibili con la rete elettrica
pubblica (per esempio ponti radio, impianti di segnalazione stradale, impianti
rurali) oppure in dispositivi elettronici con un modestissimo fabbisogno di
energia elettrica (per esempio calcolatrici, giocattoli) per evitare la
sostituzione delle pile.
Parallelamente ha
iniziato a diffondersi la realizzazione di piccole centrali elettriche; in
Italia le più significative sono state:
·
Realizzazione nel 1984 una
centrale da 80kW all’isola di Vulcano (ENEL);
·
Costruzione nel 1986 di una
prima sezione da 300kW e di una seconda sezione da 300kW nel 1991 a Manfredonia
(ENEA);
·
Realizzazione nel 1993 di
centrale da 1000kW a Vasto (ANSALDO) e da 3300kW a Serre (ENEL).
Quali vantaggi comporta
una siffatta fonte di energia sulla terra?
1. Assoluta mancanza di rumore e di emissione di gas
inquinanti, il che rende pressoché nullo l’impatto ambientale;
2. Assenza di parti in movimento, e quindi di usura;
ciò rende marginali i costi per manutenzione;
3. Elevata durata del generatore; un modulo
fotovoltaico commerciale viene normalmente garantito per tempi di 20÷25 anni;
4. Ridotti costi di decommissioning, ossia di
smaltimento di un impianto che merita di andare in pensione e che deve essere
smantellato; infatti il componente base di un generatore fotovoltaico terrestre
è il silicio (che deriva dalla silice SiO2 di cui è fatta la
sabbia);
5. Il grado di purezza richiesto al silicio per
impieghi fotovoltaici è molto minore di quello necessario per la realizzazione
dei chip elettronici; quindi la materia prima di una industria
fotovoltaica può essere costituita dagli scarti dell’industria elettronica;
6. È priva di fondamento l’opinione diffusa per la
quale un generatore fotovoltaico richiede una ingente quantità di spazio; per
rendersi conto si vedrà che per alimentare una abitazione (con 4 persone e
consumi medi di energia) è sufficiente una superficie di 20÷25 m2, facilmente ricavabili dal tetto o
dal lastrico solare.
Per contro la diffusione
del fotovoltaico è frenata da:
1. elevato
costo;
2. difficoltà nel far coincidere la disponibilità
della sorgente con le richieste dell’utente.
In merito a quest’ultimo
punto, si deve tener presente che l’energia elettrica non può essere accumulata
in quantità significativa, e che istante per istante l’energia elettrica
prodotta coincide con quella assorbita dall’utenza.
Ciò comporta delle
difficoltà facilmente intuibili: il generatore ha disponibilità ad erogare
nelle ore diurne, mentre l’utente ne può aver bisogno durante le notturne.
Tale problema fa sì che
è una utopia pensare che il fotovoltaico possa sostituire da sola tutte le
fonti energetiche attualmente in uso (termoelettrico, idroelettrico, nucleare,
ecc.).
Sull’aspetto dei costi
si può invece incidere, tenendo conto della economia di scala, ossia la
progressiva riduzione di costo di un prodotto industriale quando aumenta il
volume di produzione.
La cella fotovoltaica è
un dispositivo che, esposto al sole, è capace di convertire direttamente la
radiazione solare in energia elettrica.
In pratica, una cella
fotovoltaica si comporta come una mini-batteria, in grado di erogare energia
elettrica in proporzione alla radiazione solare incidente; come per le batterie
le grandezze tensione e corrente sono in continua.
Per avere una prima idea delle
prestazioni di una cella fotovoltaica si tenga presente che:
·
la tensione elettrica per una
cella esposta al sole è pari a circa 0.5 V, e tale valore non dipende dalla
superficie della cella, mentre dipende poco dalla intensità della radiazione
solare;
·
la corrente elettrica (e quindi
la potenza) risulta proporzionale sia alla superficie della cella sia alla
intensità della radiazione solare; per una cella quadrata con lato di 10cm,
esposta a raggi solari che la colpiscono perpendicolarmente, in condizioni di piena
luce è in grado di erogare una potenza elettrica di circa 1.3W.
La energia elettrica è ottenuta
dalla conversione dei singoli pacchetti di energia di cui è composta la
radiazione solare, denominati fotoni.
Ai fini del funzionamento delle
celle, però, i fotoni di cui è composta la luce solare non sono tutti
equivalenti: per poter essere assorbito e partecipare al processo di
conversione, un fotone deve possedere un’energia superiore a un certo valore
minimo, che dipende dal materiale di cui è costituita la cella. In caso
contrario, il fotone passa attraverso tutto lo spessore del dispositivo senza
innescare il processo di conversione.
Con il materiale semiconduttore usato per la costruzione
delle celle, il silicio, tutta la parte della radiazione solare con lunghezza
d’onda superiore a 1,1 micrometri – e quindi con energia insufficiente – non
viene assorbita, e risulta così inutilizzata ai fini della conversione.
Ma anche i fotoni con troppa
energia vengono utilizzati solo parzialmente: in questo caso, infatti, il
fotone viene assorbito, ma la frazione di energia in eccesso rispetto al valore
di soglia necessario per l’assorbimento viene convertita in calore e va quindi
perduta dal punto di vista elettrico.
La cella, quindi, è in grado di
sfruttare pienamente sole fotoni con un’energia ben precisa, dipendente dal
materiale di cui è costituita: questo meccanismo risulta essenziale nel
determinare l’efficienza ottenibile con celle costituite da differenti
materiali.
Per una cella fotovoltaica realizzata con silicio
(materiale più utilizzato per questo scopo), l’energia elettrica prodotta
corrisponde a circa il 12÷15% della energia luminosa
che la colpisce.
Le applicazioni dell’energia
fotovoltaica richiedono per la maggior parte caratteristiche di potenza,
corrente e tensione piuttosto elevate, ottenibili usando più celle
contemporaneamente. Per ragioni di praticità, le celle vengono assemblate in
una struttura allo stesso tempo robusta e maneggevole, in grado di garantire
molti anni di funzionamento anche in condizioni ambientali diffidi: il
modulo fotovoltaico.
Nella sua forma più comune, un
modulo è costituito da 36 celle, disposte su 4 file parallele e collegate in
serie tra di loro. Le celle sono sigillate tra due lastre di vetro o, in altri
casi, fra una lastra di vetro anteriore e uno strato di plastica posteriore.
La potenza erogata da un modulo, in condizioni di sole
pieno, si aggira generalmente intorno ai 40-50 Watt. La tensione di lavoro ai
morsetti è normalmente di 17 Volt (che corrisponde all’incirca a 36 x 0.5V
poiché il collegamento è in serie), in modo che il modulo sia collegabile
direttamente a un accumulatore convenzionale in grado di immagazzinare
l’energia elettrica prodotta.
Un modulo raggiunge un’efficienza di conversione pari al
10÷12 %, inferiore a quella delle singole celle (fra il 12 e il 15 %).
Questo perché il risultato
dell’assemblaggio è una struttura la cui superficie (circa 0,4 m2)
non può essere interamente ricoperta dalle celle. Non tutta l’area esposta al
sole, quindi, partecipa alla conversione.
Collegando poi in
serie/parallelo un insieme di moduli si ottiene un generatore fotovoltaico con
le caratteristiche desiderate di corrente e tensione.
La quantità di energia prodotta
da un generatore fotovoltaico varia nel corso dell’anno e dipende dalla località in cui è installato.
Si può dire, comunque, che in
una tipica zona dell’Italia meridionale un metro quadrato di moduli produce una
energia media giornaliera (media su base annua) pari a 0,3÷0,4 kWh.
Se si effettua una
giunzione fra una piastrina di silicio con drogaggio “n” e una con drogaggio
“p” e si espone il sistema così costituito alla radiazione solare, si noterà la
comparsa di una differenza di potenziale di tipo continuo fra i due
strati.
Figura 1: Schema di una cella fotovoltaica esposta alla luce
In particolare la tensione a vuoto ha un valore di circa
0,5V che dipende solo dalla temperatura e dal tipo di semiconduttore (silicio)
impiegato e non dall’area della cella, mentre la corrente di corto circuito
risulterà dipendere dalla “quantità” di
luce” che investe la cella e dalla superficie della stessa.
Il fenomeno descritto viene
denominato “effetto fotovoltaico”, così come saranno chiamati “fotovoltaici”
i generatori che convertono l’energia
luminosa in elettrica.
I semiconduttori più
comunemente impiegati per questo tipo di applicazione sono:
·
silicio mono e policristallino
(differiscono solo per la tecnologia di accrescimento del lingotto);
·
l’arseniuro di gallio (Ga-As)
utilizzato soprattutto per applicazioni spaziali;
·
seleniuro di indio e rame
(Cu-In-Se2), il solfuro di cadmio e rame, etc.
Particolare interesse ha poi la
ricerca sul “Silicio amorfo”, in quanto le celle costituite da questo potranno
nel futuro ridurre sensibilmente il costo della unità di energia prodotta.
Nelle applicazioni di tipo terrestre il materiale più utilizzato rimane
comunque il silicio, anche perché risulta ampiamente disponibile come scarto
della industria elettronica.
Affinché un dispositivo che sfrutta l’energia solare (sia
esso fotovoltaico o per la produzione di acqua calda sanitaria) possa
raccogliere al meglio l’energia solare incidente, sarebbe ovviamente opportuno che
la superficie attiva fosse disposta perpendicolarmente ai raggi solari.
Però nella stragrande maggioranza dei casi di generatori
terrestri (cioè per applicazioni sulla terra) il generatore è fissato ad una
struttura di sostegno rigida, e non può inseguire il moto apparente del sole.
In tal caso è comunque opportuno che il generatore sia
rivolto verso SUD.
È importante anche scegliere l’angolo di inclinazione del
modulo rispetto al piano orizzontale (angolo di tilt).
Figura 2: Posizionamento di un generatore
La scelta dell’angolo di tilt dipende dalla ubicazione
sito nel quale l’impianto deve essere installato e dall’impiego presunto per
l’impianto.
Per impianti da installare in Italia è consigliabile
scegliere angoli di tilt:
·
pari a 10÷15° se
si presume che l’impianto debba funzionare prevalentemente in estate (per
esempio se il generatore deve alimentare l’impianto elettrico di un camper
oppure per residenze estive);
·
pari a 45÷50° se si vuole assicurare una prefissata raccolta
di energia anche in inverno (è il caso dei generatori impiegati nella
segnaletica stradale);
·
pari a 30° se si vuole ottimizzare la raccolta di energia
nel corso dell’intero anno; quest’ultima scelta è quella preferita l’impianto è
a servizio di una abitazione residenziale e se non esistono vincoli di
integrazione dell’impianto nella struttura architettonica dell’edificio.
Un generatore elettrico è un dispositivo preposto a
convertire una forma qualsiasi di energia (per esempio meccanica, termica,
chimica, eolica, solare, etc.) in energia elettrica.
L’energia che il generatore rende disponibile viene poi trasferita a carichi utilizzatori che
potranno dissiparla in calore (stufe, forni elettrici), oppure convertirla in
energia meccanica (motori elettrici).
La trasmissione della potenza elettrica P generata
avviene attraverso i parametri “differenza di potenziale fra i morsetti” o “tensione”
V e “corrente“ I:
P = V · I (1)
Nella figura seguente viene disegnato il segno grafico di
generatore elettrico e si evidenziano le convenzioni adottate per la corrente e
tensione.
Figura 3: Segno grafico di un generatore
Si noti che per i generatori la potenza risulta
effettivamente erogata quando la corrente è uscente dal morsetto contrassegnato
con il “+”; può capitare che un generatore risulti anche utilizzatore di
energia (come nel caso degli accumulatori) e in questo caso la corrente risulta
entrante dal morsetto suddetto.
Normalmente i valori possibili di tensione e corrente di
un generatore sono fra loro legati da una relazione matematica; se pertanto si
rappresenta in un piano cartesiano in ascissa la tensione V e in ordinata la
corrente I e si disegnano le possibili condizioni di funzionamento del
generatore, si ottiene un curva chiamata “caratteristica I-V” del generatore”.
Per lo studio dei generatori risulta molto utile
introdurre i concetti di generatore ideale di tensione e corrente.
Si definisce generatore di corrente un dispositivo
in grado di erogare un ben preciso valore di corrente indipendentemente dal
carico o dall’utilizzatore che è collegato ai sui morsetti.
Un generatore di corrente ha quindi una “caratteristica
I-V” (Figura 4) costituita da una retta parallela all’asse delle ascisse,
avente equazione:
I = I0
(cost) (2)
E se ai suoi morsetti viene collegato un resistore di
resistenza R, la potenza trasferita a questo dal generatore sarà :
P = V · I = R · Io2 (3)
Ossia è proporzionale al valore di resistenza R inserita.
Figura 4: Generatore ideale di corrente
Analogamente si definisce generatore di tensione un
dispositivo in grado di mantenere un ben preciso valore di tensione ai suoi
morsetti indipendentemente dal carico collegato. Il generatore di tensione ha
quindi una “caratteristica I-V” (Figura 5) costituita da una retta parallela
all’asse delle ordinate, avente equazione:
V = V0 (cost)
(4)
In questo caso la potenza trasferita a un resistore di
resistenza R sarà:
P = V · I = V02
/ R (5)
Quindi è inversamente proporzionale alla resistenza R.
Figura 5: Generatore ideale di tensione
Sia il generatore di tensione che quello di corrente sono
generatori “di potenza infinita”, ossia in grado di erogare un qualsiasi
valore di potenza richiesto dall’utilizzatore, e questo giustifica anche
l’appellativo di “generatori ideali”.
In particolare il generatore di tensione è più vicino alla
nostra consuetudine, poiché in un normale impianto elettrico di distribuzione
la tensione elettrica ai morsetti di una utenza deve essere mantenuta al valore
di 230/400V (entro i limiti di tolleranza stabiliti dalle Norme CEI)
indipendentemente dalla potenza installata.
Si vuole evidenziare inoltre che un generatore di
tensione, in caso di corto circuito, erogherebbe una corrente di valore
infinito, come si evince dalla (5); anche in questo si manifesta come un
dispositivo ideale.
Non si cada nell’errore, guardando i grafici di Figura 4 e
5, di ritenere il generatore di corrente o di tensione come necessariamente un
generatore in continua.
L’appellativo “continua” si riferisce alla
variabile “tempo” e serve a definire un generatore che con un carico
costante eroga nel tempo sempre la stessa corrente.
La rete elettrica ENEL, ad esempio, può essere
schematizzata come un generatore di tensione, nel senso che al variare del
carico collegato la tensione rimane inalterata. Pur tuttavia la tensione di
rete è di tipo sinusoidale, e ciò significa che la costante V0 varia nel tempo con legge sinusoidale, ovvero
la retta di equazione v = V0
della Figura 5 trasla
parallelamente a se stessa.
I generatori di tensione e di corrente rappresentano una
astrazione cui i generatori reali possono più o meno avvicinarsi; risultano
comunque molto utili per lo studio delle modalità di comportamento di un
generatore come quello fotovoltaico.
In ogni caso un generatore “reale“ sarà dotato di
potenza limitata (e non infinita), così come limitata sarà la corrente di corto
circuito Icc.
Una applicazione delle nozioni precedenti è quella dello
studio della caratteristica I – V di una “batteria” ossia di un
generatore di tipo elettrochimico.
Si può vedere sperimentalmente che la corrente erogata da
una batteria (a parità di stato di carica) varia con il carico R nel modo
illustrato dalla caratteristica I – V di Figura 6, ossia i punti sono disposti
secondo una retta che taglia l’asse delle ascisse in corrispondenza della
tensione V0 (tensione a
vuoto ovvero tensione con corrente nulla) e l’asse delle ordinate in
corrispondenza della corrente Icc (corrente con tensione nulla,
ovvero corrente di corto circuito).
Figura 6: Generatore reale (lineare)
L’equazione della caratteristica I-V può essere ricavata da
semplici considerazioni geometriche come:
IL
/ (V0 – VL) = Icc/V0
IL = Icc – VL
· (Icc/V0) (6)
E ponendo Rint =V0 / Icc la (6)
può riscriversi nei due modi seguenti:
IL = Icc – VL / Rint (7a)
VL = V0 –
Rint · IL (7b)
Dalla (7a) la corrente IL è pari alla differenza fra il termine
costante Icc e la corrente (VL/Rint) che
assorbirebbe una resistenza pari a Rint e sottoposta alla tensione VL
Dalla (7b) si deduce che il generatore reale tipo batteria
può essere schematizzato come un generatore di tensione di valore pari a V0
cui va collegata in serie una resistenza pari a Rint.
Questa rappresentazione è molto usata perché
sperimentalmente è semplice effettuare una misura di tensione a vuoto e anche
perché solitamente il valore della Rint può essere trascurato quando
la corrente erogata ai morsetti risulta un piccola frazione di quella nominale.
Nel grafico di Figura 6 è stata anche rappresentata la
potenza erogata dal generatore nella condizione di funzionamento determinata
dal punto PL come l’area del rettangolo avente come lati l’ascissa e
l’ordinata di PL .
Si noti che nella condizione a vuoto e in quella di corto
circuito la potenza erogata dal generatore è nulla (il rettangolo tratteggiato
ha uno dei due lati di lunghezza nulla). In tutte le altre condizioni la
potenza è diversa da zero ed è data da:
PL = VL · IL =
VL · (Icc – VL / Rint ) = Icc · VL - VL 2
/ Rint (8)
Quindi la potenza è funzione quadratica della tensione VL e ammette come massimo il valore Pmax
= Vo2 / (4·Rint),
valore limitato dalla resistenza interna del generatore.
È facile
dimostrare che la condizione di massima potenza si consegue quando il valore di
R coincide con quello della Rint del generatore, e che in tale
condizione VL=V0/2
In
definitiva per un generatore reale del tipo di una batteria:
·
la potenza è limitata dal
valore di resistenza interna Rint del
generatore stesso;
·
la tensione ai morsetti del
generatore non è costante, ma decresce con l’aumentare della corrente erogata.
Se si suppone di collegare un resistore di resistenza R ad
un generatore elettrochimico, esaminato nel paragrafo precedente, la corrente
erogata e la tensione ai morsetti (ovvero il punto di lavoro) possono essere
determinate sia con metodi analitici che grafici.
Per la risoluzione analitica basta tener conto della
equazione (7b) (caratteristica del generatore) e della legge di Ohm per quanto
riguarda la caratteristica del carico. Ne risulta:
R · IL
= V0 – Rint · IL
(9)
Da cui:
IL = V0 /
(R + Rint) VL
= R · V0
/ (R + Rint)
(10)
I valori desumibili dalla (10) possono anche essere
ricavati con il metodo grafico illustrato nella seguente Figura 7.
Figura 7: Determinazione del punto di lavoro con metodo grafico
Si noti che la risoluzione della (9) è equivalente alla
risoluzione del sistema:
IL =
Icc – VL / Rint
IL = VL / R (11)
La prima della (11) rappresenta la caratteristica del generatore,
ovvero il luogo di tutte le possibili coppie corrente-tensione per il
generatore, mentre la seconda rappresenta la caratteristica del carico (legge
di Ohm), ovvero il luogo di tutti i possibili punti di lavoro del carico.
Il punto di lavoro, conseguente al collegamento fra carico
e generatore, risulterà il punto di intersezione fra le due caratteristiche.
Questo metodo risulta particolarmente utile quando la
caratteristica del generatore (oppure del carico) è nota graficamente, dedotta
da misure sperimentali, ma non è semplice formularla mediante equazione
matematica.
Ciò accade in particolare per il generatore fotovoltaico.
Tornando al caso della cella fotovoltaica elementare
sottoposta alla radiazione solare, se si immagina di collegare ai suoi morsetti
di uscita un resistore di resistenza variabile da zero (corto circuito) fino a
infinito (corto aperto), si potranno misurare per ogni condizione di resistenza
un valore di tensione e uno di corrente.
Se si riportano tali valori in un piano cartesiano I-V si
ottiene la “caratteristica I-V del
generatore fotovoltaico” (Figura 8).
Figura 8: Caratteristica I-V del generatore fotovoltaico
Dall’esame di questa caratteristica si può notare che il
generatore non può essere schematizzato né come un generatore di tensione né di
tensione né di corrente, né come un generatore di tensione con in serie una
resistenza interna (come si è visto per il generatore elettrochimico) poiché la
caratteristica non è una retta.
La caratteristica può essere però suddivisa in tre parti:
·
nella zona “vicina” alla
condizione di corto circuito (Tratto AB) la corrente è quasi costante, ovvero
si comporta da generatore di corrente;
·
nella zona “vicina” alla condizione
di circuito aperto (Tratto CD) la tensione è quasi costante e in questo tratto
il comportamento è simile a quello del generatore di tensione;
·
nella zona rimanente BC,
chiamata anche “ginocchio” per la pronunciata curvatura, il generatore non è
schematizzabile in alcuno dei modi visti e per lo studio delle prestazioni farà
uso dei metodi grafici.
Per quello che si è già visto, la potenza erogata in un
punto della caratteristica è rappresentabile dall’area che l’ascissa e
l’ordinata del punto formano con gli assi cartesiani.
Si nota che il punto di massima potenza si trova nel
ginocchio della caratteristica.
Le prestazioni di una cella fotovoltaica sono influenzate
prevalentemente dalla temperatura e dalla “quantità di luce” o “irraggiamento”
che investe la cella.
Si definisce irraggiamento rappresenta la quantità
di energia luminosa che nella unità di tempo investe l’unità di superficie, e
si misura in W/m2.
Per fissare le idee, si consideri che un irraggiamento di
1000 W/m2 corrisponde a quello di mezzogiorno in una giornata serena
estiva, mentre quello di 100 W/m2 corrisponde a quello di
mezzogiorno in una giornata con cielo completamente coperto da nuvole bianche.
Nella successiva Figura 9 in particolare si evidenzia il
comportamento di un generatore fotovoltaico alla temperatura costante di 25° C
e con irraggiamento variabile da 100 a 1000W/m2.
Figura 9: Caratteristiche I-V con temperatura di 25° e irraggiamento variabile
Si può notare come la corrente di corto circuito risulti
proporzionale all’irraggiamento mentre la tensione a vuoto varia di molto
poco (da 0.5 a 0.6V quando l’irraggiamento aumenta di dieci volte, da 100 a
1000W/m2).
Da ciò consegue che risulta fattibile la misura
dell’irraggiamento dalla misura della corrente di corto circuito di una cella
campione (per la quale sia nota cioè con molta precisione la corrente Icc0
relativa ad una condizione di irraggiamento nota Irrag0); si
avrà infatti:
Irragmis
= Irrag0 · Iccmis/Icc0 (12)
Per esempio una cella al silicio monocristallino con area
pari a 100 cm2 eroga
all’irraggiamento di 1000 W/m2
una corrente di corto circuito di circa
3 A; pertanto se viene misurata una corrente Iccmis = 2.4 A
la condizione di irraggiamento sarà di 800 W/m2.
Viceversa la variabile temperatura influenza
prevalentemente i valori di tensione.
Nella successiva Figura 10 invece vengono messe a
confronto 2 caratteristiche con uguale irraggiamento, la prima rilevata con
temperatura di 25 °C mentre la seconda a 60 °C.
Figura 10: Caratteristiche I-V con uguale
irraggiamento e temperatura variabile
Se si confrontano due curve si nota che la corrente di
corto circuito praticamente non è influenzata dalla temperatura, mentre la
tensione a vuoto si riduce considerevolmente con l’aumentare della temperatura.
Per il silicio cristallino la tensione si riduce del 4 %
per 10 °C di aumento della temperatura.
In definitiva la temperatura influenza la tensione
mentre l’irraggiamento determina la corrente del dispositivo fotovoltaico.
In genere i costruttori di moduli fotovoltaici forniscono
le caratteristiche I-V nelle condizioni di: irraggiamento pari a 1000W/m2
e temperatura di 25°C, denominate condizioni standard; in tali
condizioni la potenza dichiarata dal Costruttore è denominata “potenza
nominale” o “potenza di picco”.
Supponendo ad esempio che un modulo fotovoltaico di
silicio monocristallino abbia alle condizioni standard:
·
Corrente di corto circuito Icc =6.7A
·
Tensione a vuoto V0 =21.0V
·
Tensione al punto di massima
potenza Vm =16.7V
·
Corrente al punto di massima
potenza Im =6.0A
Il modulo in oggetto ha quindi una potenza nominale:
P = Vm · Im = 16.7 · 6 = 100 W
Si vuole determinare le corrispondenti grandezze nelle
condizioni: irraggiamento pari a 700W/m2 e temperatura di 55°C.
Per stimare il valore dei parametri nelle nuove condizioni
meteorologiche si tiene conto che le correnti sono pressoché proporzionali
all’irraggiamento, mentre le tensioni si riducono del 4% per un aumento di 10°C
di temperatura; in questo caso, essendo l’aumento di temperatura di 30°C, la
riduzione della tensione sarà del 12%.
Icc = 6.7 · 700 /
1000 = 4.7A
Im = 6 · 700 /
1000 = 4.2A
Vm = (1 –
0.12) · 16.7 =
14.7V
V0 = (1 –
0.12) · 21.0 =
18.5V
Quindi nelle nuove condizioni operative la potenza massima
si riduce a:
P = 4.2A · 14.7V = 61.7 W
Una ulteriore valutazione di grande interesse è la
valutazione della energia producibile da parte di un impianto fotovoltaico di
potenza nota in un periodo di tempo prestabilito, ad esempio un anno.
Tale valutazione ha notevole interesse anche perché i dati
meteorologici in un dato istante non sono completamente prevedibili, e quindi
non si può essere certi che alle ore 12.30 del prossimo 26 giugno si abbia un
certo livello di potenza da parte del generatore, ma si può ragionevolmente
ritenere che l’energia luminosa che incide sul generatore in un anno
corrisponda a quella dell’anno successivo.
Per questo motivo il dimensionamento di un impianto
fotovoltaico viene di norma eseguito sulla base della energia richiesta in un
periodo di tempo prestabilito (anno o stagione).
Si vuole per esempio stimare la energia producibile da un
generatore con potenza nominale di 1600W installato in un sito con clima
mediterraneo (ossia alla nostra latitudine e posto entro 15¸20km dal mare).
Per fissare le idee, un impianto con potenza nominale di
1600W si ottiene dalla composizione di 16 moduli da 100W nominali, cioè del
tipo analogo a quello considerato nell’esempio precedente.
La composizione dei 16 moduli potrà essere realizzata in
uno dei seguenti modi:
·
16 moduli in parallelo;
·
8 rami in parallelo, ciascuno
costituito da 2 moduli in serie;
·
4 rami in parallelo, ciascuno
costituito da 4 moduli in serie;
·
2 rami in parallelo, ciascuno
costituito da 8 moduli in serie;
·
1 ramo, costituito da 16 moduli
in serie.
A ciascuna delle composizioni
corrisponde un diverso valore di tensione nominale dell’impianto (pari al
numero dei moduli in serie moltiplicato per la tensione nominale del modulo,
che si assume pari alla tensione di max potenza nelle condizioni standard).
La scelta della tensione
nominale è legata a:
·
aspetti di carattere
normativo (per esempio una tensione fino
a 120V in corrente continua è considerata in condizioni ordinarie bassissima
tensione di sicurezza e richiede provvedimenti meno severi riguardo ai contatti
accidentali di una persona con parti elettriche in tensione);
·
contenimento delle
dissipazioni di energia (maggiore è il numero
dei rami in parallelo, tanto più grande è la corrente globale, e con essa
aumentano le perdite per effetto Joule);
·
adattamento alle caratteristiche
elettriche degli altri componenti di impianto
(di cui si parlerà più avanti).
In ogni caso la energia
producibile dall’impianto (trascurando le perdite per effetto Joule) è
indipendente dalla configurazione dei collegamenti serie-parallelo, e dipende
dalla potenza nominale dell’impianto e dai dati climatici del sito.
Nel caso di un sito con clima mediterraneo la
energia solare che incide sui moduli in un anno è pari a circa 1500 kWh / m2.
Si tenga presente che tale dato
può anche essere rappresentato in modo apparentemente diverso; si consideri che
nelle condizioni di pieno sole si ha una radiazione luminosa di circa 1000 W/m2
= 1 kW/m2 e che pertanto l’energia di 1500 kWh / m2 è
pari a 1 kW/m2 moltiplicato per 1500 h (ore).
Si ha cioè che l’energia
luminosa che globalmente incide su di una superficie in un anno corrisponde a
quella che si avrebbe in 1500 ore di pieno sole, con le rimanenti ore dell’anno
al buio completo.
In altri termini, l’energia
luminosa mediamente captata in un giorno da una superficie corrisponde a
1500/365 = 4.1 ore di pieno sole, con le altre 19.9 ore al buio completo.
Si suole dire che l’energia
luminosa in un sito a clima mediterraneo corrisponde a 1500 ore equivalenti
all’anno, intendendo queste come numero di ore annue di piena luce (con le
rimanenti senza luce).
Ciò premesso, un impianto con
potenza di 1600W produce tale potenza quando esposto all’irraggiamento 1000 W/m2
= 1 kW/m2 di e alla temperatura di 25°C.
Trascurando per ora il dato di
temperatura, se si considera che tale condizione di irraggiamento perdura per
1500 ore equivalenti all’anno, l’energia producibile per tale periodo sarà:
E = 1600W · 1500h = 2400000 Wh = 2400 kWh/anno
Tale energia deve però essere
ridotta, tenendo conto che:
·
la temperatura dei moduli è
normalmente maggiore di 25 °C, e ciò comporta una riduzione del 4% della
energia stimata ogni 10°C di aumento (si ipotizza l’uso di moduli al silicio,
come normalmente accade);
·
vi sono delle perdite per
effetto Joule tanto maggiori quanto più alta è la corrente nominale e tanto
maggiore è l’estensione dell’impianto.
Nel caso di clima mediterraneo
di tali effetti si tiene conto considerando un abbattimento della energia prima
stimata pari al 15%; quindi l’energia producibile è pari a:
E = 0.85 · 2400 kWh = 2040 kWh/anno
Questa energia corrisponde a
2040/1600 = 1.27 kWh/anno per ogni Watt di potenza nominale di impianto (ovvero
mediamente 3.5 Wh/giorno per ogni W di potenza nominale).
Per diversi valori di potenza
dell’impianto, il valore di energia producibile sarà in proporzione con la
potenza nominale.
Come già indicato nei paragrafi precedenti, un generatore
fotovoltaico di per sé di eroga energia elettrica in corrente continua.
Nel presente paragrafo si analizzano le problematiche di
connessione del generatore ad un apparecchio utilizzatore, in grado di
funzionare con tale forma di corrente (per esempio lampada ad incandescenza,
motore elettrico in corrente continua, ecc.).
Nella Figura 11 si rappresentano differenti
Caratteristiche di un generatore fotovoltaico, rilevate in diverse condizioni
di irraggiamento ma a temperatura costante, sovrapposte a quella di un carico
resistivo a resistenza fissa.
Figura 11: Caratteristiche I-V del generatore collegato a un
carico resistivo
Essendo di volta in volta il punto di lavoro determinabile
dalla intersezione fra caratteristica del generatore e quella del carico,
risulta evidente come l’accoppiamento fra generatore e carico fisso possa
comportare una parziale utilizzazione delle potenzialità offerte dal
generatore.
Nella Figura 11, ad esempio, il carico resistivo è
ottimizzato per estrarre la massima potenza quando l’irraggiamento è di 500 W/m2
e la temperatura di 25 °C; quando però l’irraggiamento è dell’ordine di 1000
W/m2 il generatore eroga una potenza decisamente minore di quella
massima, mentre a 100 W/m2 il generatore funziona quasi in corto
circuito.
A ciò si aggiunge che una variazione di temperatura,
rispetto ai 25 °C prima ipotizzati, comporta la modifica della Caratteristica
del generatore (cfr. Figura 10), e pertanto il punto di lavoro nella nuova
condizione non è più quello ottimale.
Si può concludere che un carico resistivo potrà essere ottimale
solo per una sola condizione di irraggiamento e per una sola temperatura.
Si deve considerare inoltre che un apparecchio
utilizzatore è in genere dimensionato per un funzionamento a tensione pressoché
costante; dalla Figura 11 si nota invece che l’apparecchio resistivo passa da
una tensione di lavoro di 3.6V (all’irraggiamento di 100 W/m2) ad
una tensione di circa 17.8V all’irraggiamento pieno; tale escursione di
tensione è assolutamente inaccettabile per l’utilizzatore.
I due problemi di migliore sfruttamento del generatore e
mantenimento ad un valore costante della tensione di lavoro per l’utilizzatore
possono essere in buona misura risolti collegando in parallelo al generatore
fotovoltaico un accumulatore elettrochimico (batteria).
Nella figura seguente si rappresenta lo schema di
principio di un impianto fotovoltaico che comprende l’accumulo elettrochimico
(batteria).
Figura 12: Impianto fotovoltaico con accumulo elettrochimico
Nella Figura 12 è stato introdotto un nuovo elemento di
impianto: il diodo di blocco.
La funzione di tale diodo è di impedire che durante la
notte la batteria possa scaricarsi sul generatore fotovoltaico (che in assenza
di luce si comporta come un corto circuito), pur consentendo in condizioni
diurne la normale circolazione della corrente IPV nel verso indicato
in Figura 12.
Di solito vengono utilizzati per questo scopo diodi del
tipo Schottky, in quanto caratterizzati da tensioni di soglia
ridotte rispetto ai diodi normali, quindi con minori dissipazioni di energia in
condizioni di corrente diretta.
Per analizzare il funzionamento dell’impianto in Figura 12
si consideri che il comportamento della batteria sia assimilabile a quello di
un generatore ideale di tensione.
Poiché il carico è collegato direttamente ai morsetti
della batteria, la tensione VL del carico rimane inalterata se tale
è la tensione di batteria; si consegue quindi il risultato di avere la tensione
di funzionamento dell’utilizzatore (e quindi anche la potenza) indipendenti
dalla disponibilità del generatore fotovoltaico.
Riguardo poi l’accoppiamento fra batteria e generatore
fotovoltaico, si considerino le curve rappresentate in Figura 13, nelle quali
sono state rappresentate sovrapposte la caratteristica di un generatore ideale
di tensione con valore pari a 12V (rappresentativo della batteria) e 2
caratteristiche I-V di un modulo commerciale alla temperatura del modulo di
60°.
Figura 13: Caratteristiche I-V con generatore fotovoltaico e
accumulo elettrochimico
Si nota che pur essendovi una notevole escursione
nell’irraggiamento (passando dal sole pieno, che corrisponde a 1000W/m2,
a circa un terzo di tale irraggiamento) la tensione nel punto di massima
potenza del generatore fotovoltaico è comunque molto vicina a 12V.
Quindi il collegamento del generatore fotovoltaico (alla
temperatura indicata) alla batteria porta ad un ottimale sfruttamento di
quest’ultimo.
Nel caso poi di funzionamento a 1000W/m2 il
generatore fotovoltaico eroga una corrente IPV ottenibile come indicato
nella Figura 14, dal punto di intersezione fra la caratteristica I-V del
generatore e quella della batteria.
Figura 14: Funzionamento con irraggiamento di 1000 W/m2
Viceversa
la corrente IL assorbita dall’utilizzatore si determina considerando
che quest’ultimo in ogni caso vede la tensione della batteria, e quindi
può essere ottenuta dall’intersezione fra la caratteristica della batteria e
quella del carico.
La
differenza fra le correnti IPV e IL corrisponde alla
corrente di batteria IB .
In
questo caso corrisponde ad una carica della batteria, con conseguente
accumulo di energia da parte di questa.
L’energia accumulata viene messa a disposizione in caso di
basso irraggiamento.
Nella Figura 15 è rappresentato il funzionamento con irraggiamento
di 330W/m2 e temperatura di modulo di 60 °C.
Figura 15: Funzionamento con irraggiamento di 330 W/m2
Rispetto alla condizione precedente la corrente IL
dell’utilizzatore non cambia, mentre nelle condizioni attuali di irraggiamento
la corrente IPV del generatore è diventata inferiore del fabbisogno.
In
questo caso la batteria sostiene il generatore, e la corrente IB
corrisponde ad una scarica della batteria, con conseguente restituzione
della energia accumulata in precedenza.
Naturalmente
ad ogni ciclo di carica e scarica corrisponde una quota di energia dissipata,
come evidenziato nel Capitolo degli esempi di dimensionamento.
Nel suo complesso però l’impianto descritto risponde molto
meglio del precedente alle esigenze di ottimizzare lo sfruttamento della
risorsa fotovoltaica, consentendo inoltre all’utilizzatore di lavorare a
tensione pressoché costante.
Si può concludere che un impianto fotovoltaico collegato
a carico resistivo e batteria potrà essere ottimale solo per una sola
condizione di temperatura.
Infatti l’ottimizzazione indicata nella Figura 13, con la
caratteristica di batteria che media fra i punti di massima potenza del
generatore, può venir meno nel caso la temperatura dei moduli sia molto diversa
da quella ipotizzata (cfr. Figura 10).
Pur tuttavia per impianti con potenza nominale fino a
qualche centinaio di Watt (per esempio segnaletica stradale, pali per pubblica
illuminazione), lo schema di impianto è del tipo della Figura 12, provvedendo
in qualche caso ad aggiungere un Regolatore di carica di batteria,
avente lo scopo di evitare sovraccariche oppure scariche troppo profonde.
Per impianti con potenze nominali superiori si può
utilizzare uno schema del tipo indicato nella Figura 16, nella quale compare il
nuovo dispositivo denominato “Convertitore dc/dc” (dc è la sigla
di direct current, ovvero corrente continua); si tratta cioè di un
dispositivo elettronico che riceve in ingresso ed eroga in uscita energia
elettrica in corrente continua.
Il Convertitore
dc/dc ha un comportamento analogo a quello che in alternata ha il
trasformatore, ossia è capace di variare la tensione in ingresso rispetto a
quella in uscita, ma lasciando praticamente inalterata la potenza. Con i
simboli adottati in Figura 16 si ha quindi:
VPV
· IPV = VC · IC
Figura 16: Impianto fotovoltaico in corrente continua con
batteria e convertitore DC/DC
Nel caso della Figura 16 la tensione di uscita VC
del Convertitore è fissa, essendo pari a quella di batteria VB;
invece la tensione di ingresso (che coincide con quella del generatore
fotovoltaico) viene fatta variare al fine di massimizzare l’estrazione di
potenza dal generatore. Il dispositivo interno al Convertitore che esegue tale
regolazione viene denominato con la sigla MPPT (che sta per Maximum
Power Point Tracking, ossia inseguitore del punto di massima potenza).
Tramite la regolazione MPPT si ha l’effetto di compensare
le variazioni sia di temperatura che di irraggiamento, ottimizzando l’utilizzo
della risorsa fotovoltaica.
Naturalmente l’esubero o il deficit di energia erogata
dalla sorgente fotovoltaica vengono compensate dalla batteria, che ha la
funzione di volano energetico, secondo le modalità già esposte.
Nota
sulla costituzione di impianti in corrente continua senza Convertitore dc/dc
In
genere un modulo fotovoltaico commerciale, ottenuto dal collegamento in serie
di 36 celle, è ottimizzato per funzionare in parallelo con una normale batteria
da 12V.
Se
invece l’impianto fotovoltaico si compone di rami con N moduli in serie,
occorrerà prevedere parchi batterie con uguale numero N di batterie in serie.
Inoltre
in genere ogni ramo di generatore ha un proprio diodo di blocco.
Nota
sulla Temperatura di funzionamento del modulo
Come
riportato nel Paragrafo 2 “Principio di funzionamento del generatore
fotovoltaico” la energia elettrica erogata dalla cella corrisponde a circa il
12÷15% della energia luminosa che la colpisce.
La energia
luminosa non convertita è in parte riflessa (e questa per opportuni trattamenti
con antiriflesso di solito non supera il 10% di quella incidente), e per la
parte rimanente convertita in calore; tra l’altro il generatore nel caso eroghi
corrente elettrica ha delle perdite per effetto Joule, quindi con ulteriore
conversione in calore. I due effetti combinati fanno sì che una cella
fotovoltaica esposta al sole ha una temperatura di giunzione normalmente più
elevata di quella ambiente, e può facilmente arrivare a 60 °C in condizioni di
pieno sole e temperatura all’ombra di 35÷40°.
A fronte della disponibilità da parte del generatore
fotovoltaico di erogare energia elettrica in corrente continua, per la grande
maggioranza degli utilizzatori elettrici è richiesta una alimentazione in
corrente alternata.
Infatti si è già detto che per una lampada a filamento
(incandescenza o alogena) è del tutto indifferente che l’alimentazione avvenga
in corrente alternata o continua (purché con livelli confrontabili di
tensione); così non è per le lampade fluorescenti o per quelle a scarica, per
le quali una eventuale alimentazione in corrente continua comporterebbe un
consumo di energia notevolmente più alto.
Nel campo dei motori invece la scelta di un modello in
corrente continua o alternata dipende dai requisiti richiesti. Un motore in
corrente continua ha il vantaggio di consentire una regolazione continua della
velocità, ma ha l’inconveniente di contenere un contatto strisciante spazzole –
collettore, che è oggetto di usura e richiede periodici interventi di
manutenzione. Viceversa nel campo della corrente alternata è disponibile il
motore asincrono, caratterizzato da grande affidabilità poiché non ha alcun
contatto strisciante, ma che di per sé non consente una significativa
regolazione di velocità. Ne consegue che in tutte quelle situazioni in cui non
si richiede regolazione continua di velocità si preferisce una applicazione con
motore asincrono, tanto più se le condizioni di installazione ne rendono
gravosa la manutenzione (per esempio il motore elettrico a servizio di una
pompa installata in un pozzo a 300 metri di profondità).
Si deve tener presente infine che quasi sempre gli
utilizzatori elettrici sono alimentati da una rete pubblica di distribuzione
(per esempio ENEL), che per evidenti vantaggi di gestione trasporta e
distribuisce in alternata; ciò ha contribuito a orientare il mercato degli
elettrodomestici verso prodotti progettati per funzionare in corrente alternata.
Quindi in linea di principio si potrebbe avere un frigorifero in corrente
continua, ma il 99.99% dei frigoriferi disponibili in commercio funzionano con
motore in corrente alternata.
Da quanto esposto scaturisce questa ulteriore necessità di
adattare il generatore all’utilizzatore, e ciò impone l’adozione di
convertitori elettronici denominati dc/ac (energia in ingresso continua, ed
uscita in alternata).
Nei due paragrafi successivi sono presentate due diverse
configurazioni di impianto in corrente alternata:
·
Sistema fotovoltaico
funzionante in isola;
·
Sistema fotovoltaico collegato
alla rete elettrica pubblica.
Si intende per “sistema fotovoltaico funzionante in
isola” un sistema isolato dalla rete pubblica di distribuzione, e
per il quale l’impianto in oggetto costituisce l’unica sorgente di
alimentazione.
Lo
schema di principio di impianto in isola con alimentazione in alternata è
rappresentato nella Figura seguente:
Figura 17: Impianto fotovoltaico in corrente alternata con
batteria e convertitore DC/AC (funzionamento in isola)
Il cuore
dell’impianto è in questo caso il Convertitore dc/ac (continua/alternata), che
è collegato in ingresso alle due sorgenti in continua (fotovoltaico e
batterie), e trasferisce in uscita l’energia in alternata al carico.
Il
convertitore dc/ac viene in genere dimensionato in base alla massima potenza
che si intende trasferire al carico (per esempio 3kW nel caso di alimentazione
di utenza residenziale), e tale potenza può risultare superiore alla potenza
nominale del generatore fotovoltaico, poiché l’ulteriore potenza può essere
prelevata dalle batterie.
Ulteriori
elementi da specificare per la scelta del Convertitore sono: livello e
tolleranza per la tensione di uscita (per esempio 220V ± 3%), tensioni di ingresso del fotovoltaico e delle
batterie, in genere fra di loro uguali ( a seconda delle potenze di solito si
adottano tensioni da 48V a 120V, per gli aspetti di carattere normativo
indicati nel Paragrafo “Prestazioni del generatore in funzione dei dati
meteorologici”).
I
compiti demandati al Convertitore dc/ac sono:
·
Rendere stabile la tensione di
uscita, al variare del carico inserito;
·
Eseguire le funzioni di Regolatore
di carica per le batterie, ossia provvedere ad escludere il collegamento
del generatore fotovoltaico in caso di batterie troppo cariche, ovvero
escludere forzatamente il carico in caso di batterie troppo scariche;
·
Al di fuori dei casi estremi di
cui al punto precedente, effettuare la regolazione MPPT (inseguimento
del punto di massima potenza) per ottimizzare l’estrazione di potenza dal
generatore fotovoltaico.
I
sistemi in isola sono utilizzati quando l’ubicazione degli apparecchi
utilizzatori rende antieconomico l’allaccio con rete elettrica pubblica (per
esempio rifugi alpini, ponti radio, ecc.).
L’inconveniente
di un sistema in isola è di richiedere un parco batterie, il cui
dimensionamento è legato alla autonomia desiderata (espressa come numero di
giorni senza sole in cui l’alimentazione del carico deve essere comunque
garantita); un esempio di dimensionamento a tale riguardo è riportato nel
Paragrafo “Alimentazione di un impianto residenziale”.
Occorre
tener presente inoltre che il parco batterie spesso richiede l’installazione in
un apposito locale perché le escursioni termiche compromettono l’autonomia
delle batterie. Il locale dovrà essere adeguatamente ventilato, e munito di
impianto elettrico idoneo al pericolo di esplosione, in conformità alla Norma
CEI 31-30.
La
presenza del parco batterie comporta inoltre dei costi di esercizio, per la
inevitabile manutenzione richiesta.
In questo caso l’impianto utilizzatore è già collegato
alla rete pubblica di distribuzione, e l’impianto fotovoltaico è connesso alla
stessa rete, riversando su di essa l’energia elettrica prodotta (Figura 18).
Figura 18: Impianto fotovoltaico in corrente alternata collegato
alla rete pubblica di distribuzione (funzionamento grid connected)
Dall’esame
della Figura 18 si nota che non è più presente il parco batterie, in quanto in
ogni istante la potenza richiesta dal carico può essere fornita dalla rete
pubblica.
Ciò
comporta evidenti vantaggi in termini di riduzione dei costi di installazione e
di esercizio (il parco batterie era l’unica componente dell’impianto che
richiede manutenzione ordinaria) nonché
miglioramento del rendimento complessivo di impianto, come indicato nel
successivo Paragrafo “Alimentazione di un impianto residenziale”.
A fronte
di questi vantaggi, deve essere installato un Convertitore dc/ac idoneo alla
connessione in rete (grid connected).
In
questo caso i requisiti richiesti al Convertitore dc/ac sono:
·
Mantenere in ogni istante il
sincronismo con la tensione di rete.
·
Nel caso la rete pubblica venga
disalimentata, per esempio per un guasto o per manutenzione programmata,
l’impianto in oggetto deve escludersi automaticamente, per evitare che la rete
stessa venga mantenuta in tensione dal generatore (si tratta del temuto effetto
isola); in questo caso il gestore della rete pubblica può anche richiedere
l’installazione, al di fuori del Convertitore dc/ac, di un set omologato di
protezioni di minima e massima tensione e frequenza (protezioni di
interfaccia).
·
Ridurre l’inquinamento armonico
che deriva da una forma d’onda non perfettamente sinusoidale per la tensione di
uscita del Convertitore; per questo scopo i Convertitori più efficaci sono
quelli con tecnologia PWM (Pulse Width Modulation, ovvero
Modulazione della Larghezza degli Impulsi).
·
Effettuare la regolazione MPPT
(inseguimento del punto di massima potenza) per ottimizzare l’estrazione
di potenza dal generatore fotovoltaico.
Per
quanto concerne poi la connessione alla rete pubblica, si possono adottare due
modalità, come indicato nella Figura 19.
Figura 19: Modalità di connessione dell’impianto fotovoltaico al
punto di consegna
della rete pubblica di distribuzione
Nel caso
a) viene ceduta alla rete la differenza fra la potenza generata
dall’impianto e quella richiesta dall’utilizzatore; naturalmente se la
differenza è positiva si ha una cessione verso la rete della eccedenza,
altrimenti è la rete che contribuisce al fabbisogno del carico.
Nel caso
b) invece l’energia prodotta dal generatore è integralmente ceduta alla
rete, mentre il fabbisogno del carico è integralmente assicurato dalla rete
stessa.
Naturalmente
queste due opzioni derivano dal fatto che le tariffe per la produzione e
assorbimento possono essere diverse; per l’utente è più vantaggiosa la modalità
del caso b) se la tariffa della produzione è maggiore di quella
dell’assorbimento.
Dimensionare un generatore fotovoltaico destinato ad
alimentare un motore in corrente continua per l’azionamento di un impianto di
pompaggio.
È richiesta un portata di 20m3 al giorno con la
prevalenza di 40m.
Si ipotizza che il soleggiamento del sito corrisponda a
4.1 ore equivalenti giornaliere (equivalenti a 1500 ore annue), e il rendimento
del sistema “motore elettrico + pompa“ sia pari al 50%.
La applicazione in questione è schematicamente raffigurata
nella Figura seguente.
Figura 20: Alimentazione fotovoltaica di un impianto di
pompaggio
Da un punto di vista energetico avvengono le seguenti
conversioni:
1)
Da energia solare a energia elettrica in corrente continua
nel generatore fotovoltaico;
2)
Da energia elettrica in energia meccanica nel motore
elettrico;
3)
Da energia meccanica in energia potenziale di posizione
mediante la pompa.
In definitiva si impiega l’energia solare per sollevare 20
m3 di acqua di una altezza H = 40m rispetto alla posizione di
partenza.
Si evidenziano le diverse conversioni di energia non
soltanto per motivazioni didattiche, ma anche perché a ciascuna di queste
corrisponde una certa quantità di energia dissipata, e in generale l’uso della
energia in un processo è tanto più razionale quanto minore risulta il numero di
conversioni di energia coinvolte.
Nel nostro caso per il sollevamento di 20m3,
ovvero 20 · 1000 kg
di acqua, di una altezza H pari a 40m sarà necessaria una energia potenziale di
posizione Epos pari a:
Epos = 9.81 · 20 · 1000N · 40m = 7848000 J = 2180 Wh
Per l’erogazione di tale energia di posizione il sistema “motore
elettrico + pompa”, avendo un rendimento complessivo pari al 50%, richiede una
energia elettrica Eelet in ingresso data da:
Eelet
= 2180 Wh / 0.5 = 4360 Wh
Quindi il generatore fotovoltaico dovrà erogare una
energia elettrica in corrente continua di 4360 Wh/giorno.
Tenendo presente quanto già riportato nel Paragrafo “Prestazioni
del generatore in funzione dei dati meteorologici”, in caso di
soleggiamento pari a 1500 ore annue (ossia 4.1 ore giornaliere) la erogazione
giornaliera di 1W nominale di modulo fotovoltaico corrisponde a 3.5 Wh.
Pertanto la potenza nominale richiesta al generatore per
soddisfare il fabbisogno giornaliero di 4360 Wh è data da:
P = 4360 / 3.5 = 1250W
N.B.
In questo caso non si è fatto ricorso ad un parco batterie
in quanto l’utilizzatore (accumulo idrico) è intrinsecamente un accumulatore di
energia, di cui tra l’altro si ha maggiormente bisogno in condizioni di
maggiore soleggiamento; quindi questo utilizzatore si adatta bene alla
disponibilità del generatore.
Analoghe considerazioni possono essere fatte per esempio
per la alimentazione fotovoltaica di un impianto frigorifero.
Dimensionamento del generatore fotovoltaico e del parco
batterie per una alimentazione di tipo residenziale abitata da una famiglia di
4 persone e non collegata alla rete pubblica di distribuzione.
Si ipotizza un rendimento di “carica+scarica”
dell’accumulatore pari a 80%, una autonomia senza sole di 3 giorni, rendimento
dell’inverter pari a 93%, il soleggiamento pari a 4.1 ore equivalenti
giornaliere.
In base a statistiche ENEL il consumo di energia elettrica
per uso residenziale (cioè per illuminazione domestica e per gli
elettrodomestici di uso più frequente) e per una famiglia di 4 persone ammonta
mediamente a 8kWh/giorno.
Tale consumo sarà particolarmente accentuato in alcune ore
della giornata (per esempio dalle 7 alle 13 e dalle 18 alle 22) e possono non
coincidere con la disponibilità da parte del generatore fotovoltaico;
quest’ultimo, come è noto, non può garantire una potenza prefissata in un certo
istante, e in particolare la produzione notturna è nulla.
Occorre quindi provvedere ad una forma di accumulo
dell’energia che, nel caso l’abitazione non sia connessa alla rete pubblica di
distribuzione, sarà costituita da un parco batterie opportunamente
dimensionato.
In una abitazione inoltre gli apparecchi utilizzatori sono
progettati per funzionare in corrente alternata, e quindi occorre considerare
l’installazione di un inverter (dimensionato per una potenza tipicamente di
3kW) la cui presenza comporta un ulteriore incremento del fabbisogno
energetico.
Da un punto di vista energetico avvengono le seguenti
conversioni:
1)
Da energia solare a energia elettrica in corrente continua
nel generatore fotovoltaico;
2)
Carica e scarica dell’accumulatore (quindi ingresso e
uscita in corrente continua);
3)
Da energia elettrica in corrente continua a corrente
alternata nel inverter.
La energia utile richiesta dagli utilizzatori ammonta a
8kWh/giorno ma, per effetto della presenza del inverter, l’energia in uscita
dalle batterie deve essere:
Ebat
= 8 / 0.93 = 8.6 kWh/giorno = 8600 Wh/giorno
(la differenza fra 8.6 e 8 kWh/giorno corrisponde alla
dissipazione in calore dell’inverter, portata in conto dal rendimento 93% =0.93).
Il dimensionamento della capacità delle batterie deriva
dalla autonomia che si richiede al sistema di accumulo in assenza di produzione
dal generatore fotovoltaico.
Se viene richiesta una autonomia di 3 giorni “senza sole”,
il parco batterie dovrà essere in grado di erogare almeno :
Ebat
= 8.6 kWh/giorno · 3giorni
= 25.8 kWh
Nel dimensionamento del parco batterie occorre tener conto
sia dei processi di autoscarica, sia della efficienza della sola scarica (pari
al 92%), sia della necessità di evitare scariche profonde, cioè superiori al
50% della carica nominale.
In definitiva la capacità delle batterie dovrà essere:
Capacità
= 25.8 / (0.5 · 0.92) =
56 kWh
Utilizzando delle batterie 12V – 100Ah (cui corrisponde
una capacità di 12 · 100
/1000 = 1.2 kWh, occorre un numero di batterie pari a 56/1.2 = 48 batterie
Per quanto riguarda l’energia che dovrà essere erogata dal
fotovoltaico, si tiene conto che le ore diurne sono mediamente 12 al giorno
(contro le 24 ore complessive); quindi si può pensare che metà dell’energia
richiesta dall’inverter (4.3 kWh/giorno) derivi direttamente dal fotovoltaico,
mentre l’altra metà (quella delle ore notturne, i rimanenti 4.3 kWh/giorno)
transiti attraverso carica e scarica delle batterie, cui corrisponde un
rendimento del 80%.
Quindi la produzione media giornaliera del fotovoltaico
deve corrispondere a :
EPV
= 4.3 + 4.3/0.8 = 9.7 kWh/giorno
Si nota come ogni conversione di energia porta ad
aumentare il fabbisogno di energia, e in questo caso si passa da 8kWh netti richiesti
dall’utilizzatore a 9.7kWh lordi prodotti dal generatore, e la differenza fra
questi serve a compensare le dissipazioni per i vari elementi coinvolti nel
processo.
Tenendo presente quanto già riportato nel Paragrafo “Prestazioni
del generatore in funzione dei dati meteorologici”, in caso di
soleggiamento pari a 1500 ore annue (ossia 4.1 ore giornaliere) la erogazione
giornaliera di 1W nominale di modulo fotovoltaico corrisponde a 3.5 Wh.
Pertanto la potenza nominale richiesta al generatore per
soddisfare il fabbisogno giornaliero di 9.7 kWh/ giorno = 9700 Wh/giorno è data
da:
P = 9700
/ 3.5 = 2800W
Se invece l’abitazione fosse collegata alla rete pubblica
di distribuzione, l’impianto verrebbe dimensionato per produrre una energia
pari a quella che altrimenti verrebbe prelevata dalla rete.
In questo caso l’impianto è costituito da generatore
fotovoltaico e inverter, mentre viene a mancare il parco batterie; pertanto il
fabbisogno richiesto al generatore è pari alla richiesta dell’utilizzatore e
alle perdite dell’inverter.
La potenza nominale del generatore si riduce quindi a:
P = 8600
/ 3.5 = 2500W
Tale potenza nominale può essere ottenuta impiegando 25
moduli da 100W; ciascuno di questi ha dimensioni orientative:
Larghezza
= 0.6m Altezza = 1.3m
Quindi
la superficie esposta al sole del generatore è pari a 0.6 · 1.3 · 25 =
19.5 m2
Volendo eseguire una stima di massima dei costi per un impianto
fotovoltaico collegato alla rete elettrica di distribuzione, fermo restando
che per una valutazione accurata occorre una adeguata progettazione, si possono
utilizzare i seguenti parametri, rappresentativi dei costi dei vari componenti
per unità di potenza nominale.
Generatore fotovoltaico 5.9
€ / W
Inverter 0.8
€ / W
Struttura di sostegno 0.3
€ / W
Quadro elettrico 0.5
€ / W
Cablaggio
e installazione 0.3
€ / W
Totale 7.8
€ / W
A questi deve essere aggiunto un costo fisso (indipendente
dalla potenza) di circa 260€ per il contatore di energia, le spese generali e
gli utili di impresa.
Esempio
Stima del costo di un impianto fotovoltaico con potenza
nominale pari a 2500W collegato alla rete pubblica di distribuzione.
Costo =
(7.8 · 2500 + 260
) · 1.1 · 1.15 = 25000 €
A tale costo occorre aggiungere anche:
Tali costi variano da caso a caso e devono essere valutati
di volta in volta.
Siti con documentazione in lingua italiana
http://www.cogeingroup.it/solarwit/
http://www.elettronicasanterno.it/solar_energy/index.php
http://www.heliostechnology.com/
http://www.penergy.it/index.htm
http://www.solarfotonica.com/moduli.htm
http://www.ultraflexgroup.it/ute/default.html
http://rel.casaccia.enea.it/tetti-fotovoltaici/
Siti con documentazione in lingua inglese
http://www.alternativepower.com/Solar.htm
http://www.sharpusa.com/solar/SolarLanding/
http://www.shell.com/home/Framework?siteId=shellsolar
http://www.solaramp.com/homepage.html
http://www.solarcellsales.com/catalog/